lunedì 25 giugno 2012

Se il segretario regionale PD parla (male) di matrimoni gay


Ieri, su La Repubblica, Gianfranco Morgando, segretario regionale del PD ha scritto queste cose sul matrimonio omosessuale.

Io, invece, penso questo.

Caro Gianfranco, da militante PD e animatore di “Vorrei ma non posso. It’s wedding time” (la campagna a favore del matrimonio omosessuale che ha organizzato il carro dei matrimoni simbolici al Pride di Torino) sono rimasto quasi senza fiato nel leggere la tua lettera di ieri a Repubblica per l’arretratezza delle argomentazioni e la superficialità nel giudicare i matrimoni simbolici e i loro protagonisti.

Intanto l’arretratezza delle argomentazioni. Ma per quanto tempo ancora, caro Gianfranco, intendete (tu e tutta la dirigenza del mio partito) andare avanti dicendo che sui temi “eticamente sensibili bisogna ragionare e dibattere per costruire un orientamento prevalente”? Quanto ancora dovete discutere e dibattere?

Io mi sono iscritto al PDS nel 1994, un anno prima che Romano Prodi creasse l’alleanza tra progressisti e cattolici riformisti con il progetto dell’Ulivo ed è da allora che usate le stesse identiche parole. È da allora che stiamo cercando “punti in comune”, di “dare risposte alle questioni più controverse”.
Perdonerai la franchezza, Gianfranco, ma dopo 18 anni di discussioni delle due l’una: o è impossibile trovare tra voi dirigenti questi “punti in comune” oppure non li si vuole trovare, rimandando sine die la decisione finale continuando a fare vaghe promesse all’elettorato (cioè: cittadini). Io ti faccio una modesta proposta: se non siete capaci voi dirigenti di prendere una decisione chiedete a noi iscritti di farlo. Facciamo un bel referendum interno (sarebbe una prova di straordinaria democrazia insieme alle primarie) su quelli che tu definisci temi “eticamente sensibili” e vediamo cosa ne pensiamo noi semplici iscritti.
Poi la superficialità con cui hai liquidato i matrimoni simbolici durante il Pride.
Se tu fossi venuto al Pride, se tu fossi salito su quel carro, non dico a celebrare ma ad assistere a quello che stava succedendo parleresti, credo, in modo molto diverso. I celebranti che erano su quel carro non hanno fatto nessuno strappo. La “posizione culturale prima che politica” sul tema del matrimonio omosessuale quei dirigenti e amministratori del PD se la sono già costruita da un pezzo. Spesso stando vicini alle associazioni LGBT di Torino e talvolta con il duro lavoro amministrativo al Comune di Torino. Mentre altri stavano dentro i palazzi a costruire ricatti politici (mascherandoli come accordi) per non far approvare la legge contro le discriminazioni per poi vantarsene sui giornali cattolici.
Infine ancora una domanda: tu sei cosciente, caro Gianfranco, che quando parli di questi temi parli di persone vere? Parli di donne e uomini reali che vivono vite di Serie B perché questo Paese non è ancora riuscito a dare uno straccio di diritto? Non c’era niente di carnevalesco su quel carro ma solo un grande, forte e collettivo gesto politico. Sii rispettoso di quelle 60 persone che sabato si sono, simbolicamente, unite in matrimonio con le lacrime agli occhi.
E sappi, Gianfranco, che quelle erano lacrime di rabbia contro la politica.

1 commento:

  1. Il Pd sta preparandosi a una sconfitta alle elezioni proprio per l'atteggiamento sui diritti civili...

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